La tradizione popolare, prima che colta, ha attribuito all’asparago virtù afrodisiache (…).
Una nutrita raccolta di stampe galanti, un tempo riservate ai boudoirs, alle sale da fumo, riservate rigorosamente ai maschi o a qualche femmina intellettuale di notorio anticonformismo, agli scaffali meno accessibili delle biblioteche, fa dell’asparago un comprimario sulla scena dove si compie il rito prude dell’allusione, dell’ammiccamento.
Eros a tavola, di Piero Lorenzoni, (…) riportando un curioso ricettario di un gourmand degli anni Venti, dove si distinguono i manicaretti destinati alla seduzione delle bionde da quelli dedicati alle brune, gli asparagi “al verde” vengono ascritti a queste ultime e così presentati:
«Pulite delicatamente degli asparagi scelti con cura. Divideteli in piccoli mazzetti uguali per facilitarne la cottura uniforme. Fateli cuocere in acqua salata, alla quale aggiungerete un po’ di sale fino a renderli più teneri e nello stesso tempo più digeribili. Fateli sgocciolare.
Da un’altra parte preparate una salsa Béchamel ben addensata colla riduzione al fuoco e incorporate in essa del fior di latte freschissimo, condite con giusto sale.
Servite la salsa in una salsiera che accompagnerete al vassoio, nel quale avrete disposto i vostri asparagi su un letto formato da un tovagliolo elegantemente piegato a più doppi».
testo tratto da:
L’asparago
Paolo Morganti, Maurizio Onorato, Morganti Editore, 1997